Archivi del mese: settembre 2012

FANTAZZINI, BANDITO SENZA TEMPO

«L’hanno murato vivo, e quando è morto volevano seppellire tutto di lui, cancellarlo, ma la sua memoria non è morta». Una frase adatta a poche persone, e Patrizia Diamante la usa per il suo compagno, Horst Fantazzini. Un nome che a Bologna è leggenda. Un uomo che ha fatto quasi 40 anni di carcere senza aver mai ucciso nessuno, figlio dell’antifascista Libero, ribelle, elemento discusso nel movimento anarchico, figura contraddittoria, di cui la Diamante fa fatica a parlare al passato: «per me è come se fosse sempre qui». Una scritta sul muro l’ha fatta pensare: “Horst Fantazzini vive in ogni banca rapinata”. «Perché rapinava?, mi chiedono spesso, e io rispondo: ma vedete chi ci governa? I rapinatori sono altrove. È un sistema basato su ruberie. Sapete cosa dicono in carcere? “Ladro piccolo non rubare che ladro grande ti fa arrestare”!» In fondo è Brecht: è più criminale fondare una banca che rapinarla…

Qualsiasi opinione si abbia sulle rapine di Horst, la sua parabola fa ancora emozionare. Patrizia, che l’ha conosciuto nel 1996 via lettera, «e ci siamo messi assieme per affinità di sensazioni da vivere al di là delle mura», è emozionata alla Modo Infoshop, mercoledì sera. Presenta Lo statuto dei gabbiani (Milieu), lei lo ha curato, ed è la prima presentazione del libro che raccoglie gli scritti di Horst Fantazzini.

«Solo la morte è riuscita a liberarlo dalla giustizia italiana», ha scritto Pino Cacucci nel racconto su Horst in Nessuno può portarti un fiore (Feltrinelli 2012). E proprio Cacucci firma la prefazione al libro, che ospita Ormai è fatta!, oltre a saggi, lettere, poesie e racconti, scritti del e sul “rapinatore anarchico”. Un omaggio a più di dieci anni dalla sua morte, avvenuta a Bologna nel Natale del 2001. «È stato difficile raccogliere gli scritti, perché molti erano andati dispersi nei trasferimenti da un carcere all’altro», e a questo è servito il sito che Patrizia ha aperto  www.horstfantazzini.net). «Raccoglierli significava ridare vita a una memoria sbranata in tutti questi anni: Horst ha avuto una storia lineare, limpida nonostante le sue contraddizioni, ma è stata fatta a pezzi. Il libero pensiero dà fastidio: “vogliono lobotomizzare”, diceva sempre».

Il libro esce in una collana che ha per nome una canzone dei Gang, “Bandito senza tempo”, e che per l’editore Edoardo Caizzi deve raccontare «le trasformazioni del nostro paese attraverso figure emblematiche». La vicenda Fantazzini è esemplare, «e la sua testimonianza dall’interno del carcere ci interroga», dice Eugen Galasso, che parla del racconto Lo statuto dei gabbiani («un testo dei primi anni ’80, noto ma finora non attribuito a Fantazzini, che parla del mutuo appoggio di esseri liberi»), e legge alcune poesie, tra cui Masturbazione del 31 ottobre 1985, una delle poesie “contro il pentitismo”: «ladri laccati e lucenti scrivono codici imposti agli altri», scriveva in quella «poesia secca, efficace, pregnante nella sua essenzialità».

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Era un «vorace lettore. Leggeva Bernanos, cattolico dissidente che vede i massacri franchisti nella guerra spagnola. È lontano dai suoi ideali, ma è una testimonianza della sua curiosità culturale», dice ancora Galasso. Fantazzini leggeva Camus, Hegel e molti altri. E scriveva. «Il nucleo del libro – dice Patrizia – è Ormai è fatta!, scritto nel 1973 dopo un clamoroso tentativo di evasione – uno dei tanti – dal carcere di Fossano e pubblicato nel ’76 grazie all’editore Giorgio Bertani e all’interessamento di Franca Rame. L’aveva scritto in sole 48 ore, ma con un’attenzione agli orari e una memoria visiva impressionante. Bertani lo pubblica, poi Monteleone lo trova su una bancarella e decide di farne un film. Doveva interpretarlo Gian Maria Volontè, poi è stato Stefano Accorsi». Un film discusso, «che non mi ha appassionato, perché non c’è la solidarietà di allora tra detenuti».

Siamo alla Modo, dove un tempo c’era il Picchio e poi il Ripicchio, centro anarchico, che nel 1998 espone opere al computer di Fantazzini, che, dice la Diamante, «avrebbe apprezzato internet. L’immaginario, la poesia, le letture, sono finestre essenziali per chi vive in carcere, dove si vive male, dove il detenuto si sente vivo solo negli affetti, e quelli vengono colpiti con strategie precise». E racconta come avviene una visita ai detenuti: «c’è il bacio “regolamentare”, sulla guancia, e se ci si lascia alle effusioni possono interrompere il colloquio». Eppure negli ultimi anni aveva goduto della “semilibertà”: «è qualcosa, ma lui la viveva male», e persino la domanda di grazia era diventata un assurdo: «può essere accolta solo se esiste una sentenza definitiva, ma lui ne aveva di aperti. Tra processi e detenzione, piantoni e altro, è costato miliardi a fronte di pochi milioni rapinati. Era un capro espiatorio, un simbolo che volevano colpire».

da Caffè letterario de “La Repubblica” Bologna – succede… in libreria, 27 settembre 2012

26 SETTEMBRE PRESENTAZIONE DE LO STATUTO DEI GABBIANI A BOLOGNA

TELEDURRUTI, LO STATUTO DEI GABBIANI DI HORST FANTAZZINI

http://youtu.be/HweoG6G1NK4