Archivi del mese: gennaio 2012

il mio primo post di splinder

 

* che nostalgia, ecco i primi due post del mio blog di Splinder, piattaforma che per motivi diciamo speculativi dal 31 gennaio non sarà più raggiungibile, che gli importa della bellezza a chi è interessato al vaìno… avevo appena organizzato con le Vagine Volanti e il Gruppo d’Acquisto dei Gastroribelli il Vegetarian Kitchen Contest all’Asilo Occupato a Firenze località La Lastra, una serata che ancora se la ricordano, centocinquanta persone stipate in una sala e musica by Fiati Sprecati, diggie Freddie, Roberta WjMeatball e Mat Pogo per tutta la notte meglio di una droga di quelle buone, in palio tre “pacchi bomba calorici” biologici per le tre categorie vegetariano, dolce e vegan… un bel modo per salutare Splinder e per dire che la maggior parte della vita la viviamo immersi nell’umanità di carne, e in questo caso è proprio il caso di dirlo.

ululato da Pralina alle ore 01:42 domenica, 19 febbraio 2006

Così finalmente ho ceduto anch’io a questa mania ombelicale condivisa da milioni di persone, ovvero la moda autoreferenziale di farsi un BLOG pochi minuti a disposizione ogni giorno per unire il futile al disastroso… Beh, per ora non ho molto da aggiungere, “sto imparando a usare i comandi ma non mi ricordo come si usa quel tasto llà”, come disse Homer Simpson nella sua centralona nucleare… a domani o mai più!!!!

ululato da Pralina alle ore 10:16 domenica, 19 febbraio 2006

Buongiorno. Ho visto che ci sono un quintiglione e mezzo di BLOG in questo Splinder. E’ come fare la fila per il buffet. Venerdì 17 al Vegetarian Kitchen Contest era la stessa sensazione… un muro di gomma di gente festosa davanti al tavolo, ed io che “permesso…” ma non mi lasciavano passare. Appena infilata sotto le ascelle del primo malcapitato, stavo quasi per affezionarmi al suo odore, quando un’onda anomala di gomiti mi trascinava verso il fondo della sala. Non capisco perché ai buffet (a qualsiasi buffet) riesci a trovare sempre gente più nutrita e più forte di te in prima fila. Credo che sia una legge scientifica, ancora però non ho trovato nessun articolo nei giornali specializzati, sul tipo “Vernissage e aggressività umana latente”. Dovrebbero mettere i più alti e grossi in fondo, invece no, quelli sono tutti lì a fare muro di gomma. Anzi, gli spilungoni si danno appuntamento solo ai buffet, proprio per ostacolare le nanette. Insomma, per farla breve ce l’ho fatta ad arraffare un microassaggio con mille sensi di colpa nei confronti del diggiei che invece era rimasto senza, ma in quel momento ho avuto uno scrupolo e con un filo di voce (per la raucedine incalzante) ho azzardato a chiedere “perfavore, mi dai due porzioni?”. “NO” è stata secca la risposta della tipa che sicuramente mi avrebbe riconosciuta in qualunque altra occasione, ma che in tale guerra doveva rispettare gli ordini di trincea. “Ci sono altre portate, ripassa dopo!”. Bene, così impari a organizzare i Vegetarian Kitchen Contest e a non avere amici che contano. I tuoi di amici contano gli spiccioli e razzolano il fondo del lunario. Io però mi sono divertita come una matta! e anche gli altri! a proposito… DONNA NANA TUTTA TANA!

30 gennaio 2012 al CPA Firenze sud

Dopo il successo delle scorse edizioni, non poteva non succedere. E così si ragionava con lo zio Giò delle Officine Cinematografiche di un terzo evento. Ancora più bello e più incazzato, con torte patafisiche, musica con diggiei dal vivo, expo di abbigliamento autoprodotto e scambio regalo di vestiti e accessori. Cerchiamo modelli e modelle di tutte le taglie, sessi, colori e misure per la terza sfavillante e scintillante (e anche esplosiva) sfilata di bassa moda che si terrà al Centro Popolare Autogestito di Firenze sud. Faremo satira e ci divertiremo a detournare con zero spese e tanta fantasia i modelli dominanti, imposti da stilisti misogini, prelati (da qui pret a porter), palazzinari, cementificatori, normalizzatori, visi pallidi, massoni e missoni, eredi del berlusconismo machista arrivista, rampanti fichetti renziani e tutta la Firenze (e non solo) di Pitti Potta. L’evento è itinerabile, situato durante una proiezione di un film dei Fratelli Marx e organizzato dal PARTITO GROUCHO MARXISTA D’ITALIA e OFFICINE CINEMATOGRAFICHE, con la partecipazione esagerata delle BRIGATE GROSSE. La moda siamo noi. C’è ancora molto tempo ma non troppo, stanno già arrivando tante adesioni, in particolare cerchiamo i Calvi Klein, ma ogni contributo (anche sotto forma di pubblicità e recensioni) sarà benvenuto.

LA PRESENTE EDIZIONE SARA’ DEDICATA ALLE LAVORATRICI DELL’OMSA CHE SONO STATE LICENZIATE DA QUESTA MULTINAZIONALE CHE PREFERISCE SPOSTARE LA DITTA IN SERBIA E TOGLIERE LAVORO ALLE FAENTINE. LO SLOGAN E’ “MA PIUTTOSTO MI METTO AI PIEDI UN PAR DI BUSTE DELLA NETTEZZA!”

“La miglior sovversione non consiste forse nel distorcere i codici anziché nel distruggerli?” Roland Barthes

PROGRAMMA DELLA SERATA

* ORE 21 CENA SOCIALE (prenotarsi presso il CPA)

* ORE 22 PUNTUALI SFILATA DI BASSA MODA NELLA SALA DEL CINEMA “E.SIGNORI” SECONDO PIANO DEL CPA FIRENZE SUD. PRESENTANO PRALINA DIAMANTE E MARIO CAVALLERO, INSURRE-SONORIZZA LA SERATA FREDDIE VILLAROSA, PARTECIPERA’ LA FIRENZE CHE NON CONTA MA CHE VALE

* MERCATINO DI AUTOPRODUZIONI MODA FASHION E ACCESSORI NEL CORRIDOIO ANTISTANTE IL CINEMA, BUFFET E ABBEVERAGGI AL BAR DEL CINEMA

* DOPO LA SFILATA PROIEZIONE DEL FILM DEI FRATELLI MARX “UNA NOTTE A CASABLANCA” A CURA DELLE OFFICINE CINEMATOGRAFICHE

* A SUIVRE ANCORA FESTE DI COMPLEANNI E GOZZOVIGLIE VARIE

* TUTTO IL NOSTRO AMORE E LA NOSTRA SOLIDARIETA’ AI MERAVIGLIOSI STRACCIONI DEL CIRCOLO ANARCHICO SGOMBERATI IL 19 GENNAIO DALLA GIUNTA DI MATTEO KENZY

OGGI SGOMBERATI GLI ANARCHICI DI VIA DEI CONCIATORI A FIRENZE

* dal BLOG <<Asocial Network>> di Riccardo Venturi

giovedì 19 gennaio 2012

Speculazziò, speculazziò. Firenze: sgomberata via dei Conciatori.

 
 
Con preghiera di diffusione. 
 
Oggi 19 gennaio 2012, alle ore 6 del mattino e dopo che mezzo quartiere di Santa Croce era stato chiuso al traffico e transennato dal Comune con la dicitura “Chiuso per manifestazione” (sic!), un battaglione intero fra polizia, carabinieri e vigili urbani ha provveduto a sgomberare con la forza l’immobile di via dei Conciatori. Tale storico immobile, sede di antichissime concerie e di proprietà pubblica, ospitava da 31 anni tutta una serie di realtà sociali e associative fiorentine, dai Cobas al Circolo Anarchico Fiorentino, ed anche la prima associazione dei migranti senegalesi che si era costituita a Firenze. In tutti questi anni, letteralmente centinaia di iniziative per la popolazione vi sono state realizzate, in un quartiere che è stato progressivamente svuotato del suo tessuto sociale e dal quale la popolazione residente è stata espulsa a colpi di affitti e sfratti (attività nella quale Firenze detiene il record in Italia) per essere sostituita con prestigiosi appartamenti dati in affitto a stranieri “buoni”, quelli danarosi, che fanno guadagnare fior di soldoni alle cricche politiche e speculative fiorentine.
In via dei Conciatori la storia si è ripetuta. L’immobile è stato infatti messo all’asta, senza nessuna consultazione con le realtà sociali e politiche che vi operavano, e svenduto ad una società immobiliare, la “Toscotre”, che si è costituita “ad hoc” soltanto tre giorni prima dello svolgimento dell’asta. La “Toscotre” si è aggiudicata l’immobile (1700 m2) ad un prezzo stracciato: 1150 euro al m2. Praticamente un prezzo da casa popolare, per impiantarvi tutta una serie di facilities e appartamenti che verranno ovviamente rivenduti ad un prezzo almeno cinque volte maggiore. Stamani è stato proceduto allo sgombero forzato, con un dispiegamento di “forze dell’ordine” assolutamente esagerato. Praticamente mezzo quartiere è stato chiuso e presidiato da uomini armati fino ai denti. Le persone che si trovavano nell’immobile sono state allontanate a manganellate, anche se alcuni (facenti parte perlopiù del Circolo Anarchico Fiorentino, che fino all’ultimo ha proseguito la sua attività) hanno tentato un’estrema forma di resistenza salendo sul tetto, sul quale sono rimasti alcune ore. Nel frattempo, tutte le masserizie sono state rimosse e caricate su dei camion, mentre squadre di operai comunali provvedevano a murare porte e finestre. Il Comune di Firenze si fa quindi perfetto esecutore armato di interessi speculativi privati.
 
 
Come si vede dalle foto, l’intera via dei Conciatori è stata chiusa al traffico e occupata militarmente per operare lo sgombero; alle sue estremità, convocato letteralmente col tam tam della foresta, si è formato un presidio di militanti antagonisti fiorentini che, al termine, ha dato vita a un corteo fino al mercato e alla piazza di Sant’Ambrogio.
 

La giunta fascista e affaristica di Matteo Renzi, passata la sbornia mediatica, mostra ancora una volta il suo vero volto di braccio armato dei più loschi interessi affaristico-speculativi presenti in città. Con il pretesto del “bello”, del “decoro” e della “lotta al degrado”, Renzi sta distruggendo quel che resta della Firenze sociale e consegnando la città nelle mani della speculazione più smaccata e selvaggia. Privatizzazione dei trasporti pubblici, le bollette per l’acqua più care d’Italia nonostante il referendum del 12 e 13 giugno, sgomberi quotidiani, eliminazione del mercato di San Lorenzo: la faccia lurida di questo fascistello e dei suoi tirapiedi (come l’assessore al mercimonio, Fantoni, che sta espellendo tutto l’associativismo fiorentino per monetizzare gli immobili pubblici da svendere a speculatori di ogni tipo) è oramai pienamente smascherata.

L’esperienza di via dei Conciatori non finisce però qui, con l’espulsione e la consegna dell’immobile nelle mani sporche di chi sta trasformando sempre di più Firenze in una Disneyland a carissimo prezzo per le tasche di pochi, a spese sia delle realtà sociali e realmente antagoniste, sia della popolazione. Da sottolineare particolarmente il fatto che via dei Conciatori, come già detto prima, era sede anche di un’associazione di migranti senegalesi: la “solidarietà” falsamente sbandierata da Renzi dopo i fatti del 13 dicembre trova qui la sua perfetta e logica applicazione. I senegalesi vengono sgomberati e i loro assassini rimangono indisturbati, persino con l’annuale spettacolino della “manifestazione sulle foibe”.

Non finisce qui, e nei prossimi mesi le realtà antagoniste e resistenti fiorentine saranno chiamate ad un’attività ancora maggiore e a una lotta ancora più dura e pericolosa per sconfiggere ogni tentativo di trasformare definitivamente Firenze (e non soltanto il suo centro storico) in un contenitore bello lustro, in un grazioso e pittoresco barattolo che sotto la patina del “bello” nasconde qualcosa di molto simile allo Zyklon B. 

Pubblicato da a 14:04:00
 
alcune foto da Quotidiano.net

Lo sgombero del complesso occupato in via dei Conciatori
 
Lo sgombero del complesso occupato in via dei Conciatori
 

splinder è stato anche questo

* Splinder chiuderà i battenti il 31 gennaio 2011 seppellendo tutto ciò che abbiamo scritto, così vogliono le leggi di mercato alle quali nulla importa della presenza di esseri umani… questa è una dedica speciale che faccio agli ex splinderiani, comunque siano andate le cose e quasiasi strada abbiamo preso, fare blog per qualche anno ha significato anche incontrarsi in carne e ossa… la maggior parte sono stati incontri sfuggenti, altre volte hanno lasciato un segno più profondo, raramente è nata un’amicizia, ancora meno un amore. Però il senso della “comunità virtuale” era anche questo, si usciva spesso dai commenti per incontrarsi dal vivo, ricordo telefonate fiume e tanto altro, è stata per me una sperimentazione magnifica, anche se difficile e incomprensibile alle volte. Anche i dissapori erano reali, così come i regali e gli auguri di compleanno. Se incollo qui i vecchi post è perché voglio che non vadano distrutti e che miei amici, amiche di Splinder possano ancora leggerli tramite un motore di ricerca.

ululato da Pralina alle ore 01:28 lunedì, 24 settembre 2007

22 settembre. Roma, raduno dei Fuori di Testa.

 

Ore 11.55 il mio Neurostar arriva in perfetto orario alla stazione Termini, è sempre un’emozione arrivare a Roma, città che mi evoca un sacco di cose… saccheggi, rapine e devastazioni per la maggior parte. Ma anche incendi, violenze di vario tipo.
Quindi cerco di mantenere una calma apparente, e di entrare in questa città con tutto il rispetto che si deve a una città ormai soggiogata ai Barbari, e governata da un Goto dal pallore mortuario con due vistosi pestoni sotto gli occhi vestito e calzato d’oro e di bianco.

I miei due airbag naturali messi in risalto da un reggiseno atomico e da una camicetta stretta in vita e allargata sui fianchi, e i polpacciotti rotondi lasciati scoperti da una gonna scampanata che arriva appena sopra il ginocchio, non lasciano indifferente un ferroviere, che mi fa “Slurp!”.
Sì, mi sento donna dalla testa ai piedi. Cammino con passo morbido e felpato, ma spedita come una missiva elvetica, con lo zaino sulle spalle.

In testa al binario ad attendermi ci sono Monì, la Patty Divina e Antonio, il professore guardiano di mucche. Siccome sono ancora lontana da loro perché la mia carrozza è l’ultima in fondo, Monì mi chiede al cellulare di alzare la mano per riconoscermi. La alzo, e lei comincia a sbracciarsi.
Finalmente li vedo. Finalmente li posso abbracciare, stringere, annusare e vedere… finalmente gli occhi diversi verde-marrone di Monì, queste gemme rare incastonate su una testa deliziosa, questo microcosmo di donna, questa forza grandissima, questa cascata di lacrime e di risate, questo cranio pieno di idee e di capelli castani lunghissimi, mi abbraccia ma con una delicatezza inaudita. Le sue mani fragili mi toccano appena. Sento che ha paura di rompermi. Sento che è preoccupata per la sua immagine, ancora. Ed io lo sono per la mia. Vorrei ricambiare il suo “Come mi trovi?” in modo sincero ed essere creduta da lei. Vorrei risponderle con la stessa domanda, ma poi ci vorrebbe un semaforo o un diritto di precedenza. Sento che non so come gestire tutte queste emozioni che mi stanno arrivando in un modo così violento, e come descrivere adeguatamente a Monì di nuovo cosa intendo per bellezza (già detto nel mio post, ma forse non mi crede) e che mi trovo bene e che sono felice di essere arrivata. Ma che ho anche timore di loro. E che so che loro mi piaceranno tantissimo, mentre io non so quale effetto farò.
Abbraccio Antonio e lo trovo morbido, dolce ed erotico. Così come trovo morbida e dolce la Patty, che è rotondina e solare come me, che ha dei tratti nordici e due occhi bellissimi verdeazzurro, ma parla in romanesco. Antonio ha gli occhi celesti en pendant con le righe della sua camicia, ha i baffi e due paia di occhiali. Mi stringe con energia, vorrei perdermi nel suo abbraccio ma mi ritraggo come una lumachina.
Monì che mi vuole bene, mi fa un sacco di complimenti, mi dice che sto benissimo coi capelli accorciati, che dimostro ancora meno anni. E che sono dimagrita (che è vero). A me mancano un po’ le mie extencions e i miei capelli attorcigliati e aggrovigliati intorno, continuo a toccarmi i capelli biondi come l’oro e sorprendentemente lisci senza capire come e chi possa avermeli districati così bene.
Vorrei parlare, ma non mi escono le parole di bocca. Sono tante le parole, come i capelli, aggrovigliate con i pensieri e annodate con le emozioni, che non so quale delle tremila far passare per prima. Se dare la precedenza all’educazione, o all’ironia, o alla irrazionalità o al savoir faire. E se nel frattempo le mie sinapsi rallentano un po’ il ritmo oppure si sono decise di andare a tremila coi battiti cardiaci.
Antonio mi dice la stessa cosa che mi dicono tutti gli uomini al primo incontro: “Sei timida, eh?” in realtà mi sono bloccata per non lasciarmi travolgere dall’energia sessuale. Avrei infilato la lingua in bocca a tutti (specie ad Antonio) e mi sono dovuta contenere. Un involucro algido e altero, per un contenuto di fuoco e di magma incandescente.

Ricordi Pralina quando accendevi il fuoco sul pavimento, nel centro della stanza? Ballavi la danza del ventre, quel pomeriggio, e i grani d’incenso incandescenti spaccarono il portacenere di vetro. Ecco tu sei così, dirompente e fragile nello stesso tempo.

Mi sono sentita pericolosa, ho cercato di mettere a posto tutti questi strati di me che erano sconvolti da una scossa tellurica molto forte, mentre prendevamo il caffè al bar della stazione la mia mente e il mio cuore, tutto di me, doveva gestire le emozioni. E così, mentre dentro percepivo TUTTO, mentre sentivo con la testa il cuore i sensi le viscere gli altri, i loro discorsi, la loro energia, la loro bellezza, la loro complessità, le loro fragilità, i loro punti di forza e di fuga, le infinite sfumature della loro presenza… fuori davo l’idea, do sempre questa idea, di una che se la tira e che forse rimane un po’ freddina e indifferente.
E’ sempre così, in ogni occasione. Ma dentro ho l’oceano sconfinato, i vulcani sottomarini, l’incontro della lava con la spuma del mare. Solo i miei  occhi celesti, con il loro scintillio selvaggio, tradiscono un’emotività fuori misura.

E Monì, e Patty, e Antonio. Dio quanto li amo.

A un certo punto Antonio dice che non ha trovato un posto per dormire in albergo perché è un periodo di grandissima affluenza di turisti, così lui e Patty fanno qualche battuta scherzando sulla possibilità che lui dorma con me e Monì.
Senza dire nulla, lancio un’occhiata a Monì… una di quelle occhiate di sbieco con gli occhi a fessura, da unna assassina… e lei che mi conosce come una sorella, mi dice “No! No, Pralina, no! Ho fatto separare i letti e basta, dormiamo io e te, dormiamooo capitooo… e basta!” “Maaa…!” “E’ così, e basta!”

Andiamo a cercare gli altri, la metropolitana di Roma ci porta all’EUR, Abreast ha dato delle indicazioni per arrivare al posto -o forse per boicottare il raduno- e ci fidiamo sbaliandooo, noto che Monì nonostante la salopette è sexy lo stesso (difficile essere sexy con una salopette) glielo dico e lei raggiunge un orgasmo, la metropolitana ci strapazza un po’ ma tanto sono abituata a farmi sbattere, alla buon’ora ai giardinetti incontriamo il grande capo Viviana, con la sua tribù di Carlo albatros900, Paolo Okkirossi, Mario wilcoyote, Massimo Abreast con la sua compagna e la nostra amata squaw Roberta Dama del Solefinalmente arriviamo al ristorante ma prima Antonio compra le rose per tutte le donne, dal solito pakistano delle rose.
Mentre tutte le siniore abbandonano le rose sui sedili delle macchine, porto la mia rosa al ristorante ed esigo una bottiglia vuota dove metterla. La rosa è siniora.

Sono seduta davanti all’imponente Connor e di fianco a Monica che Connor Vincenzo punta come un cane da tartufo, lui è un cannolo gigante ripieno di crema, ha una bella figura e un bel viso rotondo e noto che anche lui ha degli occhi molto belli, scuri, con delle lunghe ciglia, labbra tumide e carnose, e un’aria sfavata della serie “E’ inutile che me la tiro, tanto non piaccio e anche se mi dici di sì nun te credo“.
Mario Archimede Pitagorico (il genio della compagnia, e pure carino) è quietamente seduto a capotavola che controlla la situazione con i suoi occhiali radar.
Il cameriere porta qualcosa che sembrano dei fagioli e mi spiegano che sono gnocchi alla romana. Il menù è semplice come il posto, cerco di convincere Connor a farsi fotografare con due fette di salame sugli occhi, ma non ne vuole sapere “Perché unge”.
Mentre Monì ha già dedicato il suo libro a tutti compreso al cameriere, si è messa il cappello di paglia cubano con il quale compare sull’avatar, ha detto trecento volte che non vuole apparire in foto sul blog, ha raccontato cose, ne ha ascoltate altre, ha voluto bene a tutti, si è alzata e seduta seduta e alzata, io sono rimasta lì ferma a fare le mie foto estemporanee, senza preavviso, senza che nessuno se ne accorgesse, e sono venute delle foto splendide (pagare prego, per averle).
La Viviana vivivì nenenè sorride beata, è lei la fattrice e la nutrice di tutto il raduno, è lei, sprezzante del pericolo, nel pieno possesso delle sue facoltà mentali, col suo baldo profilo, guidatrice impavida e velocie (detto con voce da speaker dell’Istituto Luce) la nostra manager, la nostra guida spirituale, il nostro guru girasole de Siena impiantata a Roma. Ha una bella figura la vivivì nenenè, bella e alta ma non filiforme anzi piena e tamugna con il volto largo rotondo e spiritoso, il naso all’insù e gli occhi scuri vivaci… vorrei dirle che le voglio bene, alla Vivivì, ma non so da quale porta entrare nella sua vita e lei non mi guarda quasi mai tranne quando le chiedo di che segno è, e mi risponde decisa “Sono cuspide! Il resto non me lo chiedere non me ne intendo”.
Con Roby Dama del Sole e Patty difendiamo la categoria maggiorate, potremmo prendere a sberle con le tette un intero reggimento di guardoni. Di Roberta napoletana vestita di nero, sorridente e malinconica, dolcissima, esuberante, risaltano gli occhi verdi e pieni di tenerezza. Ha sempre la sua macchina foto spaziale… a dire il vero in tanti hanno le macchine foto, ma ci promettiamo per rispetto di tutti, dato che non tutti sono d’accordo con la pubblicazione della loro immagine, di non metterle sui blog.
Usciamo dal ristorante nemmeno ubriachi, ma euforici e pieni di sorrisi e così rilassati che sembriamo sotto l’effetto di un sedativo, soltanto io sono schizzata e giro per il parcheggio con la rosa fra i denti, ci facciamo una foto di gruppo (pagare, per vederla) con la t-shirt del raduno.

(1-continua… me la tiro… me la tiro… me la tiroooooooo)

ululato da Pralina alle ore 23:55 lunedì, 24 settembre 2007

Seconda parte (la prima è sotto, nel post precedente)
 
Raduno dei blogger Fuori di Testa – Roma 22 settembre

Dopo il nostro pranzo al ristorante, visto che abbiamo deciso per la Bellavita a oltranza, e il tempo è mitigato da un venticello gradevolissimo, ci stendiamo anzi ci stravacchiamo sul prato.
La dolce Monì che è davvero un angelo in terra o forse non è molto normale, si premura di procurare asciugamani e coperte, per la compagnia che già era rassegnata all’uso delle copertine dei sedili di automobili non bene precisate, e altro materiale da campo nomadi.

Io e Antonio guardianodimucc posiamo coi nostri corpi avvinghiati per i mesi di gennaio e febbraio del nostro calendario immaginario, il mese di marzo eccetera… verrà più avanti…
Arriva un bel signore alto e asciutto, Monì mi dice che è Filemazio e mi fa un piacere immenso, anche perché ho sempre apprezzato la sincerità dei suoi commenti. Chissà perché me lo aspettavo col turbante, invece arriva vestito normale, vabbè… potenza dell’avatar!
Mario wilcoyote tira fuori la chitarra e da Archimede Pitagorico si trasforma in Eric Clapton di Voghera… cantiamo la canzone dell’amicizia di Dario Baldan Bembo, ormai il nostro coro è il più richiesto su Splinder: è gradevole come la manutenzione della piattaforma.

Verso sera arrivano due top model che sono Lilith979 e la sua amica Laura, e se io e Antonio potevamo ambire al calendario di qualche rivista scientifica per la sessualità della terza età, queste due superfighe stratosferiche si prendono la copertina di Vague, infatti prendiamo le copertine e ci alziamo perché è l’ora di cenare.
Vi assicuro che passare tra il pranzo e la cena, senza fare un cazzo, è una goduria infinita. Detto questo.

Andiamo alle macchine e arriviamo alla Piramide. Là incontriamo Nabla e Margherita carini come sempre, e l’ormai celebre struzzo nero Giorgio, che mi aspettavo vestito casual invece viene vestito tutto fighetto e rasato e col pizzetto e meno male senza il boa di suo fratello.

Arriviamo in pizzeria, con pezzi persi e pezzi aggiunti… mi cambio d’abito nella toilette degli uomini (giuro che non l’ho fatto apposta) ed esco, scambiata dai camerieri per un transessuale ucraino, con il mio vestito da sera nero anni 50 con un fantastico decolleté, elegantissimo, molto femminile, cucito dalla zia di Stefania Sandrelli… la pizza si fa aspettare troppo, nel frattempo Carlo albatros900 ingravida con il suo sguardo azzurro-celestino le ragazze e Giorgio non stacca gli occhi dalla scollatura di Roberta Dama del Sole che ha proprio davanti, Monì firma autografi, qualcuno si alza altri tentano il suicidio ingoiando un pacchetto di sigarette fuori dal locale, ma poi qualcuno ci spiega che la nostra pizza non solo è fatta con ingredienti genuini, ma che questi ingredienti devono ancora essere raccolti dal campo. La mia ha persino due capelli neri, ciò mi riempie di orgoglio perché la rende speciale e unica nel suo genere.
Comunque è veramente buona, almeno quello. Ci mancherebbe.
La serata volge al termine e ognuno pensa al ritorno, quelli che di noi hanno più anni, pensano a quant’erano belle le gite scolastiche, a quanto era bello fregare la penna al professore, svuotarla e poi farci la cerbottana con le palline di carta, anche a me prende un attimo di malinconia, colpa di Giorgio che non mi ha cagata nemmeno di striscio (poi un giorno capirò perché, magari è vero che agli uomini faccio paura, o forse in quella toilette dove mi sono cambiata mi sono dimenticata di farmi la barba) ma in realtà colpa del fatto che la giornata a livello emozionale è stata veramente troppo forte e troppo intensa e troppo tutto.

Antonio mi parla del logo della Nike. Ha un treno per Caserta, dove passerà la notte alla stazione in mezzo ai borboni, pardon ai barboni. Arriva il marito di Patty a riprendersi il suo prezioso gioiello ed esprime la teoria che le donne formose sono più desiderabili.
Dopo tutte queste sviolinate, è ormai chiaro che non si tromba, e che l’unica mia consolazione per le ore seguenti, sarà quella di russare come una sega a motore nell’orecchio di Monì in un albergo di periferia.

Viviana ci accompagna in macchina, l’occhietto nero (era verde, ma si trasforma) le brilla di eccitazione sadica appena accende il motore, le brilla il canino, i capelli biondo sale e pepe (meshati) si drizzano come aculei in testa, si trasforma in una pericolosa amazzone… per strada è pieno di pizzardoni, incontriamo una processione religiosa in pia e devota e composta fila, e lei, da donna che non perde tempo in inutili chiacchiere, si accosta cercando di convincerli in due sole parole a cambiare idea… mentre discutiamo di storia romana e di catacombe, facciamo la via Appia con lo stomaco nei condotti nasali e gli occhi aggrappati al tettuccio per via delle buche prese a randello.
Io e Monì arriviamo all’albergo a Ciampino, una rapida doccia e poi a letto, due minuti per prepararci e molte ore spese a chiacchierare, sapete come sono le donne, e l’ultimo pensiero del giorno è per Vivivì nenenè.
Che la mattina dopo è puntualmente lì, stella, a portarci alla stazione Termini. Monì mi assicura che non ho russato, allora le spiego che è perché ho tenuto il dito in bocca.
Prendiamo il treno con il poliedrico Mario, che si dimostra un ottimo ascoltatore, buono, paziente, saggio, studioso, simpatico e assolutamente ignaro della cattiveria delle donne (Mario, lo so che sono bastarda, ma ti lascio il mio numero di conto corrente postale oppure rivelo quello che so… e che ti potrebbe rovinare l’immagine… molto grave per un prof di matematica… attenzione).

Epilogo. Sono così immensamente felice di avere trascorso questa giornata con voi, di avervi conosciuti, di esservi stata vicino, di avere respirato il profumo dei vostri capelli, le vostre idee, le vostre sensibilità, la vostra simpatia, di avere assorbito il vostro calore, e di tanto altro.


Vi voglio bene… davvero un casino di bene!
 

grandissima mae west

beh, la mia relazione con sean connery

ululato da Pralina alle ore 12:50 domenica, 13 gennaio 2008

GRAZIE MONICA e BRIGANT
per lo splendido scoop!
sotto: i miei giochi erotici con Sean Connery

ci vuole tempo per la guarigione

ululato da Pralina alle ore 10:22 lunedì, 31 marzo 2008

 
Ci sono due categorie di persone che non riesco a sopportare. Gli invidiosi (una terza categoria, fuori concorso) mi fanno pena ma li ritengo pericolosi per la mia vita, perciò cerco di evitarli come la peste… ma i furbi e i presuntuosi, due categorie ampiamente rappresentate in ogni dove, specialmente nel nostro paese dove fare i “furbi” è la qualità migliore e la presunzione è l’unico modo di risolvere i problemi… ecco, i furbi e i presuntuosi mi fanno veramente incazzare. Ci sono persone che si credono Gesù Cristo e si ritengono capaci di passeggiare sulle acque!  
 
 

Persone dotate di raggi X, di poteri di guarigione, addirittura di resurrezione… terapeuti dell’anima che operano cambiamenti miracolosi in una settimana, come quelle pancere che ti fanno perdere 20 chili senza fatica… gente che appena ti vede ha già capito tutto di te, mentre tu sei lì che ancora cerchi, loro hanno già TROVATO!

Ebbene, venghino, siorre e siorri, la panacea per tutti i mali esiste, ma non è nelle vostre mani!

Io, che ho centinaia di difetti, non ho mai pensato di poter “guarire” una psiche sofferente ad esempio, mi limito ad ascoltare la gente quando vengono a confidarsi da me, faccio loro i tarocchi, mi immedesimo nei loro problemi e dopo avere ascoltato tanto, ispirata dalle immagini archetipe (meditazione junghiana) suggerisco alcune soluzioni positive. Specificando che i tarocchi non sono LA risposta (non sono nemmeno un metodo scientifico) e che sarà la persona stessa a trovare, se vuole, la sua via migliore per stare bene.
Perché sono convinta che la “soluzione positiva” ci sia nella maggior parte dei casi, ma sta nella persona trovare la risposta dentro di sé, e non affidarsi a dei ciarlatani, guru o santoni. La maggior parte delle volte, abbiamo soltanto bisogno di essere ascoltati. L’atto dell’ascolto significa accoglienza e amore. Significa svuotarsi di sé, e ciò non è per niente facile in una società competitiva ed egocentrica come la nostra. Si preferisce partire subito con un giudizio o una imposizione, che ovviamente non è che un muro! Ci vuole tempo per la guarigione, un termine di misura che ormai con la connessione super veloce abbiamo perso. Quanto tempo? E’ soggettivo, a volte le cose si risolvono in fretta, a volte no… ma di sicuro nessun* può stabilire i tempi degli altri. Ci vuole molta umiltà per aiutare una psiche sofferente o malata, tanta ne deve avere il medico e il chirurgo che opera su un corpo, ma se persino un medico e un chirurgo possono sbagliare (e sono passibili di ripercussioni giudiziarie), non vedo perché chiunque possa fare diagnosi a casaccio addirittura on line sulla psiche umana, che fra l’altro è assai più complessa e imprevedibile del corpo fisico.

Ecco, ora non ho tempo per trattenermi oltre al computer, ho già rubato troppo tempo alla mia pittura che merita molto di più di un post, ma è solo per mettere giù un paio di riflessioni che di fronte a tanta sapienza sbandierata. Perché onestamente di tanta saccenza ostentata, di tanti “apprendisti stregoni” che parlano per frasi fatte e ragionano per stereotipi ne ho le palle piene, e come diceva mio nonno, preferisco mettermi da parte davanti alla supponenza di chi crede di sapere tutto.

la dieta del disoccupato

* VECCHIO POST DEL 2007 + CRISI ECONOMICA = ARGOMENTO PIU’ ATTUALE DI PRIMA

ululato da Pralina alle ore 22:28 lunedì, 22 ottobre 2007

Post dedicato a un’amica vera, buona, dolce, essenziale.
Con tanti auguri di buon compleanno, oggi 23 ottobre.
*


Questa idea mi è venuta qualche sera fa parlando da mamma a mamma, con un’amica che per me è un tesoro, anche lei -come tanti- fatica a mettere insieme il pranzo con la cena perché ha due figlie da mantenere.
Vi prego di non prenderlo come un appello drammatico mio personale, sto scherzando per raccontare una condizione comune… e fintanto che scherzo è perché posso ancora permettermelo.
Non è nemmeno un pippone assurdo contro le diete, che sono scelte individuali del tutto rispettabili.

E’ solo per mettere il dito (o forse il naso rosso da clown) dentro le contraddizioni esistenti, in un sistema come il nostro che spinge al consumismo alimentare e nello stesso tempo lo impedisce per sensi di colpa (nel caso delle diete) o per povertà (nel caso della fame).

C’è un argomento tabù in questa Italietta ipocrita dove la dieta per motivi estetici sta diventando un lusso. Che poi magrezza sia sempre sinonimo di bellezza, è ancora tutto da dimostrare!

Va bene, non starò a disquisire sull’unico dogma delle persone limitate di cervello, non voglio mica togliere a tanti l’unica certezza che hanno nella loro magrissima esistenza… ma non vi sembra scandaloso che i giornali di moda femminili parlino soltanto di DIETE e non parlino mai di sottoalimentazione e di FAME?

Nessuno parla delle diete VERE, quelle dei precari e dei disoccupati. Quelle dei pensionati. E di chi, in ogni caso, guadagna meno di quanto possa spendere ogni giorno per avere un’alimentazione veramente ricca e nutriente.

Facciamolo noi… ci state? Sono graditi contributi e critiche per migliorare le diete che vi propongo.

Dopo la dieta del fantino, la dieta dissociata, la dieta californiana… siori e siore… abbiamo… rullo di tamburi e succhi gastrici incarogniti… TA-DAAAAAAAAAAA!

https://i0.wp.com/www.lexabean.com/images/Diet.jpg


LA DIETA DEL PRECARIO (e del sottopagato).

2 pasti, scarsi.
Pastasciutta, condita con quello che c’è. A volte pasta fatta in casa, quella comperata è troppo cara, ma il tempo per fare la sfoglia scarseggia.
Frattaglie e carne bianca, perché la rossa costa troppo.
Pesce in scatola, perché quello fresco costa troppo. Oppure pesce azzurro.
Ricette per riciclare il pane, e tutto quello che avanza. Se avanza.
Frittate (esistono infinite varietà di frittate, anche con la pasta del giorno prima, ma la più buona è la frittata di frittata con un velo di formaggio grattugiato e un’idea di limone).
Verdura e frutta raccolte nell’orto dei parenti, in campagna, offerte di stagione, mercato all’ingrosso, gruppi d’acquisto.
Dolci dell’hard discount o fatti in casa, perché la pasticceria è troppo cara.
Consumazioni al bar spesso ridotte al caffè, con 5 cucchiaini di zucchero che non costa nulla.
Una bottiglia di vino, per i giorni veramente speciali.
Ristorante proibitivo, al limite in via eccezionale una pizza ma senza dessert.

+ un po’ di PALESTRA: bicicletta per andare al lavoro, effetto surf sui mezzi pubblici, scale a piedi, pulizie in casa, trekking, raccolta di funghi in montagna.

LA DIETA DEL PENSIONATO (non abbiente).

1 pasto e mezzo al giorno.
Minestrina fatta col dado.
Carni bianche e purè, polpette con gli avanzi del giorno prima.
Verdura degli orti sociali, oppure offerte di stagione (il pensionato non compra mai a chilo, compra nella misura di tre patate, una cipolla, una mela, una banana, un mandarino…).
Pere e mele cotte.
Thè con un po’ di limone o una tazza di latte. Un bicchiere di vino.
Vizi e perversioni del pensionato non abbiente: una caramella morbida senza zucchero.

+ un po’ di PALESTRA: allenamento per salire sui mezzi pubblici, passo accellerato per attraversare la strada prima che il semaforo nazista scatti il rosso.

+ un po’ di MEDITAZIONE: il pensionato prega per non morire di fame, perché con la sua pensione aiuta ancora una famiglia.

LA DIETA DEL DISOCCUPATO (di ogni età).

1 pasto al giorno e quando si ha culo 2.
Pastasciutta, ma non sempre, la parola “condita” è di gran lusso.
Oppure un uovo al tegamino, per la frittata a volte mancano tutti gli ingredienti.
Carne bianca, ma non sempre. Scatolette.
Pesce in scatola, e qualcosa trafugato ai gatti (scherzo).
Legumi in scatola, patatine del sacchetto.
Ricette per riciclare il pane, quello che vi regala il fornaio a fine giornata, croste di parmigiano bollite, risotto con le ortiche (ottimo!).
Verdura, frutta e qualsiasi altra cosa raccolta nell’orto dei parenti, in campagna, nel proprio terrazzo, nelle casse che buttano via quando smonta il mercato rionale.
Dolci fatti in casa con cioccolato rubato all’hard discount.
Consumazioni al bar saltuarie, offerte da amici (in tal caso paste e cappuccino).
Frequentazione straordinaria di buffet di matrimoni, prime comunioni, compleanni di amici di amici, inaugurazioni, vernissage, zie.
Alcool pessimo, meglio l’acqua naturale di fontana.
Ristorante… solo come lavapiatti!

+ un po’ di PALESTRA: tutto quanto come per il precario, perché anche il disoccupato a volte lavora, solo che non può nemmeno dirlo perché è tutto a nero… e se lavora, per scaramanzia, dice sottovoce che ha trovato da fare qualcosina.

+ sonno per ridurre la fame.



Certo, “Dimagrisci dormendo”… e anche morendo perché no? Morire è il sistema per dimagrire più sicuro. Scusate per la digressione idiota.

Quando non si hanno molti soldi, si capisce che i GRASSI sono quelli che costano meno, e i cibi MAGRI sono quelli che costano di più… ma non importa, ancora un po’ di pazienza, quando spariscono i soldi del tutto spariscono pure i grassi residui.

Vi assicuro che funziona.

Da preoccupata (condizione che precede una occupazione da lavoratrice riconosciuta) o da dadaccupata (condizione dadaista che caratterizza la professione creativa che nessuno riconosce da viva e che molti osannano da morta) ho perso senza difficoltà 8 chili da luglio e sono disposta a perdere ancora, perdo ogni giorno il potere d’acquisto, quindi sono felice perché questo è il paese dei Vip, delle Veline e di VitaSnella ed alla fine sarò in forma proprio come una riccona depressa e piena di complessi che si sottopone a una dieta dimagrante per ingrassare il suo dietologo privato.

Ehehehehehehehehehehehe!!!!!!

il secondo defilé di bassa moda (gennaio 2007)

* se della prima sfilata di bassa moda (Emerson la prima occupazione) organizzata dalle Officine Cinematografiche e Partito Groucho Marxista d’Italia – portavo una tuba nera di seta, parrucca giallo canarino, trench giallo con cinquanta spillette, gonna nera a pois bianchi e pinne da sub – esistono solo poche foto in bianco e nero su carta e qualche testo dattiloscritto era il 1991 [modello sado-naso, Rocco Marocco, Armadi, Va…lentino, ecc.], del secondo esiste una documentazione migliore, ma sono stati momenti fantastici… in attesa del terzo evento il 30 gennaio 2011

ululato da Pralina alle ore 03:53 martedì, 23 gennaio 2007 

Io non so che si può scrivere alle 4 e mezzo del mattino, ubriaca persa come sono tornata a casa, ubriaca no, diciamo come sono ora, che non essendo abituata a bere (non più) ed essendomi ci vi si mi si, scolata vino e cocktails in una quantità superiore al dovuto… e la colpa è anche di sifossifoco con il quale ho avuto un incontro molto bello nel cesso (adesso detta così può far galoppare le fantasie di quelli che in rete ci vanno per fare una certa pratica autoconsolatoria) del Centro Popolare Autogestito mentre mi aggiustavo il rimmel e che per prima cosa mi ha detto “Ma guarda che bella fica” una roba fiorentina che significa più o meno tutto e nulla ma che può fare anche piacere specialmente a una certa età, e che anche lui mi ha offerto da bere…

beh, non è stato un riconforto morale sentire gli uccellini tornando a casa con Giò, l’aria è troppo mite per gennaio e io sono preoccupata per l’effetto serra: temo che saremo costretti a mangiare fragole e asparagi tutto l’anno. Scusate, ora magari dal mio aspetto non sembra, ma devo ancora smaltire i postumi, e allora faccio un post… tanto sono sicura che mi volete bene lo stesso e che non mi sgriderete per questo. Posso fare un rutto? Il defilé di bassa moda è andato così bene che non avrei mai cruto (termine nuovo di pacca, melangiato col fransé). Cosa dire della sfilata? E’ andata veramente bene, c’era tanta gente nella sala del cinema, tanta che forse non c’è nemmeno alle presentazioni di un grande scrittore che forse si fa vestire da Rocco D’Abbiocco, da Tony Merdace non so. Anche per merito di Freddie Villarosa e Roberta WJMeatball. Ma soprattutto ci siamo divertiti. E questa è l’unica cosa che conta. Appena posso metto le foto e i testi. Buona alba a tutt*!

Due bei resoconti della soirée sui blogghi di sifossifoco e Tirabaralla.

ululato da Pralina alle ore 19:45 mercoledì, 24 gennaio 2007

Foto della sfilata di bassa moda testi e presentazione di Pralina Tuttifrutti * 22 gennaio CPA Firenze sud

(post in allestimento… nella foto sotto, Brugola Rossa e il suo cappello magico di Brandamaglia)

 
Rocco D’Abbiocco… Lo stilista scopre la persona che dorme, questa metafora della Bella addormentata di città, sempre alle prese con il tempo che manca, ma come si fa (come sifossifoco nella foto con una nostra amica) a essere sempre a posto quando si fa colazione coi biscotti transgenici del Mulino Bianco,  quando ci sono i bambini da portare all’asilo, c’è la droga da spacciare ai giardinetti adiacenti, la nonna da rinchiudere, il lavoro in ufficio, la cena passata nel traffico cittadino, il dopocena col gruppo d’acquisto, la notte trascorsa davanti a Sky a farsi le seghe… allora lo stilista che è il più furbo di tutti inventa un nuovo modo per conciliare questi diversi momenti et voila Rocco D’Abbiocco, si indossa una volta sola e non si cambia mai. Rocco D’Abbiocco è un elegante mix di eleganza e perversione, le righe snèllono (snelliscono non mi piace), quindi si può portare anche la taglia 46 a patto che si faccia outing sui blog e si confessi di essere dei ciccioni. Rocco D’Abbiocco è un nuovo modo per sentirsi bene col proprio corpo senza andare in palestra, per sentirsi bene coi propri panni e farsi sentire agli altri, senza quegli inutili e costosi deodoranti, che rovinano la fragranza degli slip portati due mesi, Rocco D’Abbiocco è una vera rivoluzione per chi ama stare comodo senza rinunciare al disgusto di sé stesso e degli altri. 

Enrico Co-Co-Co… Lo stilista scopre che esiste il precariato e si diverte a giocarci sopra, facendosi beffe dei co-co-co,  che verranno gettati via dopo il termine del contratto… quale modo più gioioso per rappresentare il lavoratore odierno, sempre alle prese con uno stipendio da fame, con questa moderna schiavitù che è il lavoro contemporaneo… interanale non so… comunque… quale modo più gioioso per simboleggiare lo stato d’animo dei lavoratori dei call-center o di tutte quelle altre gioiose galere nelle quali i lavoratori per un pezzo di pane secco sono costretti a remare anche in quei giorni… lavoratori, gioiosi buffoni, io me ne infischio di voi, dice lo stilista, io abito a Beverly Hills  e mi pulisco il culo nella carta igienica di seta… lavoratori = schiavi, ecco il concetto; e la rappresentazione della precarietà, di questo sentirsi spazzatura, sta in questi splendidi modelli di una semplicità disarmante, notare il taglio genuino e la mancanza di maniche, un colpo di genio dello stilista per ribadire l’impotenza degli schiavi… signori, Enrico Co-co-co! un modello che da solo copre lo stipendio di un precario!

…à suivre!

ululato da Pralina alle ore 19:48 venerdì, 26 gennaio 2007

(2 – continua Foto della sfilata di bassa moda testi e presentazione di Pralina Tuttifrutti * 22 gennaio CPA Firenze sud)

Modello Autunno-Autunno… by Tirabaralla… Signori, un modello che non può mancare nella nostra collezione da ottobre in poi, ammirate questa magnifica gonna fatta di vellutino in croste, un tripudio di colori che non se ne vedono nemmeno nel New England, un tipo di topa fantastica che prende spunto dalla volontà del nostro stilista di erigere un monumento vivente alle 4 stagioni… signori, lo stilista quest’anno la vuole così… tenera, vellutata, cremosa, con pezzi di foglie e frutta intera dentro, non trattata con anticristogamici, completamente priva di additivi, di nitriti… una donna tutta nature… colori di autunno, anche nella versione autunno caldo (con l’accendino).

Ragazza Tam-Pon… Lo stilista oggi dice che vanno di moda le mestruazioni, questo ciclo archetipo femminile di 28 giorni come febbraio il carnevale, una gioiosa cascata di assorbenti per signora, retti da uno zampillo di skotch… ecco il colpo di genio dello stilista, che un bel giorno si alza dal letto con l’idea che si è fatto della donna, una donna mestruata 365 giorni l’anno, sempre alle prese con tutto ciò che riguarda l’ufficio e la droga da spacciare ai giardinetti e tutto quello che sappiamo, ma consapevole della sua piccola fontana di sangue, della sua cascatella di globuli, della sua perdita di sali minerali… una donna che quest’anno sarà sempre mestruata, così dice lo stilista e noi ci crediamo… perché io, dice lo stilista, non sono feconda a nessuno!… un applauso, signori, per la ragazza tam-pon.

…a suivre!…

 ululato da Pralina alle ore 09:22 martedì, 30 gennaio 2007

In attesa di postare altre foto della sfilata di bassa moda, vorrei fare alcune considerazioni sulla bassa moda e su quanto sia importante sostenerla.

Alla maggior parte dei lettori di questo blog magari della bassa moda non gliene frega nulla, preferiscono quando si parla di pippe (ne riparleremo, abbiate pazienza), comunemente si pensa che gli stilisti non abbiano alcuna influenza sul nostro abbigliamento, soltanto perché non indossiamo capi firmati tipo Yves-Sad Laurent e il suo modello Sado Naso, Aspra e Lontana eccetera eccetera.
Invece no, quei capi indossati dalle stampellone ce li ripropongono, in versione povera. Un anno andranno di moda i pantaloni a sbuffo o a pinocchietto anziché a zampa di elefante, quell’altro andranno di moda gli strass e le paillettes sulle mutande. Nulla di male in questo, si sa che lo stilista è capriccioso e lunatico, ma anche privo di idee perché no, magari è stato in vacanza a Napoli e ha visto una tipa bellissima in un centro sociale con i calzettoni enormi portati dentro gli zoccoli ortopedici e ce li ripropone come roba sua (esempio tratto dal saggio Détourna a Surriento di Guy Debord), tanto ormai lo sappiamo che gli stilisti e il mondo della moda saccheggiano a piene mani l’immaginario alternativo giovanile… il problema è il riadattamento sui nostri corpi e sulle nostre misure.

Insomma, non esiste una moda che non significhi omologazione dei corpi e delle misure.
La classica donna “burrosa” come me con una quinta di tette verrà guardata parecchio dagli uomini, osannata sui blog ma penalizzata al mercato, oltreché umiliata continuamente (vabbè umiliata è un termine grosso, diciamo ridicolizzata che forse rende l’idea) quando va a comperare un semplice paio di jeans, perché va di moda la vita bassa. La vita bassa… e se io ce l’ho alta la vita? Così sarò costretta a comprare un paio di pantaloni con due gambe lunghissime, perché corrispondono alla mia misura, ma sarò anche costretta ad accorciargli le gambe, perché io ce le ho molto armoniose e diritte ma non ce le ho così lunghe, sono una vikinga bonsai.
Una volta, negli anni 80, insieme agli abiti senza scollatura perché allo stilista la donna piaceva macha e manager, andavano di moda quelle maglie oscene con le spalline rinforzate, per fare le spalle larghissime, che andavano abbinate en pendant con quei fantastici orecchini di plastica triangolari a motivi geometrici e con superbe pettinature alla Star Trek… io siccome le spalle ce le ho già larghe di mio, per non passare per una giocatrice di rugby in acido lisergico, dovevo togliere le spalline per farne dei puntaspilli per il cucito.
Io mi sono sempre rifiutata di passare per una “signora taglie forti” perché questa definizione mi fa cagare e poi il mio carattere si rifiuta di indossare tende a fiori o nere o marron tristesse per nascondere le mie forme, io le forme ce le ho, sono belle (anche le calze a righe orizzontali, me le posso permettere, TIE’) e non vedo perché dovrei nasconderle o camuffarle con il tendame da circo o con una parure da vedova nera. Ma anche perché non trovo giusto che la “taglia forte” costi più di una taglia, come definirla a questo punto, debole.
Insomma con la moda non ci si può permettere di andare oltre una 44, di essere troppo alti o troppo robusti, o troppo bassi, o di non avere le tette, perché non c’è un cazzo di abiti fatti con un minimo di garbo, un po’ sfasati per slanciare un pochettino, e con appena qualche centimetro in più, non dico trenta, basterebbe soltanto dieci, o quindici, spesso, per entrarci benissimo.
Invece no, le gonne sono orrende, un vestitino semplice a tinta unita senza la scritta “Las Vegas” non si trova, le maniche te le fanno a sbuffo, tronche, con il finale a sorpresa (tipo confezione natalizia) o con dei nastri che per lavare i piatti ti devi togliere tutto il vestito. Si capisce di qui tutta la misoginia dello stilista.
A parte la stronzata di mettere paillettes dappertutto, e va bene, uno dice, va di moda la moda zingara, ma perchè io mi devo escoriare la pelle tutte le volte che indosso una di queste maglie? non sarebbe meglio che la moda zingara me la faccio da me quando vado a pescare nei sacchi della Caritas? e le piume come si lavano? e le rosellone si devono togliere per non farle sfiorire in lavatrice? e la scritta “Happy California” sul culo, può rinforzare l’autostima di una ragazza? e i pantaloni strappati, scoloriti, sgualciti e rovinati, perché costano più cari? e nelle punte delle scarpe a punta, come si fa a farci entrare un bel paio di calzettoni di lana?
E per fare tutti quei deliziosi inserti di pelliccetta che danno un tocco trendy a colli e maniche, ma anche a scarpe e stivaletti che poi ci rivendono come “wild cat” e selvaggeria varia non bene identificata, hanno sterminato brutalmente migliaia di cani e gatti randagi, lo sapevate?
E poi, diciamolo, da quando non esistono le mezze stagioni, anche per merito dei cinesi padroni del tessile che sono piccoli e stretti, le misure si sono abbassate. La 48 una volta era una 48, adesso è quasi una 44.
Insomma, se c’è qualcuno del mondo della moda che legge questo blog, io vi fanculizzo a dovere, e poi se ancora non siete contenti di essere mandati a fanculo, vi ci mando ancora, perché di già la gente ha poco gusto in genere, voi contribuite ad esasperare lo scempio, e in più, impedite a persone normali e con un minimo di gusto, come me, come tantissime donne normali, a vestirsi decentemente senza dover andare per forza in sartoria o tentare la fortuna in qualche mercatino dell’usato tedesco. Dove stranamente (malgrado che in Italia ci si reputi il paese del buongusto mentre si disprezzano i cugini d’oltralpe per il loro vestire) si trovano ancora delle cose normali (per normali intendo non falsamente trasgressive).
 
ululato da Pralina alle ore 11:50 mercoledì, 07 febbraio 2007
 
Sotto, ancora una fantastica creazione di bassa moda… lo Stilista scopre le donne ma colorate, fasciate di protagonismo, essenziali nei loro discorsi… donne che vivono in città ma che non rinunciano a rivelarsi e, bah… signori, è un gran privilegio e non capita tutti i giorni… donne con le gonadi… quest’anno signori le donne vanno così, vanno come gli pare, a spaccare le vetrine di MacDonald’s anziché quelle di Prada, perché signori oggi la donna bada alle cose essenziali, non è più attaccata come un geco al capo firmato ma bada ai soldi che le mancano alla terza settimana del mese… notate la bellezza degli accessori, con questi accessori non si può più fingere l’organza… un applauso alle Sorelle Offendi Offendi che hanno scippato queste borse in mattinata… grazie Sorelle Offendi Offendi per averci fatto sognare!
 

 

mercoledì, 24 gennaio 2007 

Defilè 

Resoconti della sfilata al CPA qui e qui.

Il mio ricordo è: tanto casino, gente che va-gente che viene, i miei amici che mi dicono che ho tantissima fantasia e che a loro certe cose nemmeno verrebbero in mente (sieeee), imbarazzo, gente che mi chiama “la stilista”, l’emozione di vedere persone diverse da me con addosso le cazzate che ho fatto io (la cosa più bella), la Prali che dice “questo l’ha fatto Tirabaralla” (ormai sono tutt’uno col mio nick…ahah), la mia mamma e la mia sorellina al cena al CPA, tutti gli amici che sono venuti a dare un’occhiata per supportarmi, il signore della BrandaMaglia che mi ha insegnato la tecnica di base mentre nel cinema scorreva il film, la Prali briaha che non è + abituata a bere e rideva a crepapelle e io non sapevo come saremmo andate avanti (Prali, t’ammazzo!  ), le due Rite che sono state stra-carine e stra gentili e mi sono divertita un sacco con loro (smacksmack!!!), la Vale che è rimasta fino all’ultimo con me e mi sono seduta accanto a lei sprofondando nella poltroncina mentre i ragazzi sfilavano (graziegrazie!), il ragazzo troppo tenero che aveva paura di strapparmi la maglietta “Acida” perchè gli andava piccola…
Una riflessione a freddo, invece, è che…incredibile! Pur parlando di vestiti e cappelli e orpelli…non si guardava alla “ficaggine” e “fichettaggine” della gente, ognuno era ganzo a modo suo o spiacevole-piacevole per i suoi modi: questa è fantascienza in una serata mondanissima del mondo “normale” (figurarsi nel mondo della moda), dove devi essere figo (con la “g”, alla milanèse”), bello (di che bellezza stiamo parlando? quanta plastica hai dentro? quante lampade cancerogene ti sei fatto nell’ultimo mese?) e tirartela sempre e comunque (che vomito).
Grazie Prali per aver organizzato sta cosa, e per averla portata comunque in fondo con un successone; per me che sono timidissima è stato un evento stare un po’ “nel centro del ciclone”… ora mi devo riposare dai contatti umani per una settimana! ahah

 * sotto, la presentatrice in carne e oss… in carne

kevin calvo e il suo attico a soffiano

* il 30 gennaio 2011 si terrà la terza sfilata di bassa moda al CPA Firenze sud ideata e presentata da me, riporto un vecchio post del 2007 molto divertente ispirato a un mio modello… i Calvi Klein nel quartiere di Soffiano

giovedì, 18 gennaio 2007 | in : firenze 

 

Soffiano lane.
 
Sono tornato adesso dalla pausa caffé e a quanto pare la caffeina ha stimolato la sopita meninge facendo scaturire una domanda, chissà se nelle altre città esistono realtà equivalenti, in verità me lo chiedo spesso  quando mi capita di girare questo quartiere.
Il posto dove lavoro è nel quartiere di Soffiano, in verità è pure il quartiere dove sono nato e cresciuto ma per una sorta di dislocamento spazio temporale sembra essersi deformato fino a renderlo irriconoscibile. Intendiamoci, gli edifici sono pressappoco gli stessi, le vie anche, ma la gente si è trasformata. Quello che era un quartiere popolato da   famiglie di borghesia media, che spedivano i bimbi per strada a giocare è divenuto una sorta di “Beverly Hills de noattri” .
In linea con i temi socio culturali della manifestazione che si terrà il 22 gennaio al CPA Firenze sud, pubblicizzata da Pralina segue una breve descrizione dell’abitante tipo di Soffiano. 
 
Kevin calvo e il suo attico a Soffiano.
 
Kevin calvo dorme tranquillamente nel suo letto di legno bubinga. Il bubinga è un rarissimo ciliegio africano, rarissimo perché nel deserto Sahariano è difficile trovar acqua per annaffiare i ciliegi, ci vogliono almeno una ventina di negretti disposti a farsi 120 chilometri a piedi ogni giorno camminando sotto il sole a picco con sopra la testa una tanica da 25 litri piena di acqua, tutto per annaffiare un ciliegio che servirà a fare un bel letto.  Il ciliegio Africano è reso raro pure dal fatto che spesso questi negri hanno la brutta abitudine di crepare  durante il tragitto rendendo così poco probabile che il ciliegio possa crescere abbastanza da poterci ricavare un bel letto per tipi come il nostro Kevin calvo. Ma Kevin calvo non se ne preoccupa, lui dorme beato avvolto dal piumone di penne di dodo nel suo letto di bubinga.
Kevin calvo è un tipo esclusivo, deve avere il meglio, per lui, per la sua famiglia e per i suoi figli, e non sarà certo la morte di qualche migliaio di sporchi negri a contrastarlo.
Suona la sveglia di Kevin, la sveglia proietta l’ora sul soffitto, sono le 7,30.. Kevin deve sbrigarsi perché deve accompagnare la bimba a scuola, oggi tocca a lui e le suore della scuola privata puniscono il ritardo delle alunne in modo severo e lui padre premuroso non vuol far soffrire la sua piccina.
Kevin si rade in bagno mentre sul televisore da 64 pollici plasma scorrono le ultime quotazioni delle sue azioni  Iraq Oil. Le azioni  dopo l’invasione dell’Iraq denunciano un utile netto del 26 %, Kevin è felice, nel suo mondo è un bel giorno. Kevin guarda con orgoglio il panorama della collina di Bellosguardo attraverso la  finestra del suo bagno. Una passata di dopobarba “acqua belva” il dopobarba di chi “non deve chiedere mai”,ed è pronto.
La scuola privata della figlia di Kevin dista 300 metri da casa ma Kevin naturalmente non la accompagna a piedi, lui non può perdere tempo, lavora lui, i suoi attimi sono preziosi.
Kevin per accompagnare la piccina a scuola usa un SUV biturbo dodicimila di cilindrata, solo per accenderlo e riscaldarlo se ne vanno 6 pozzi in Iraq e due tonnellate di ghiaccio ai poli. Ma Kevin è felice perché oggi c’è il sole, anzi, stranamente in questo Gennaio c’è sempre il sole, Kevin per questo è felice.
Kevin parcheggia il suo SUV rigorosamente e soltanto in terza fila, perché si sa, a Soffiano non si trova mai parcheggio e poi il suo SUV è bello da far notare..
Kevin ha una bella, brava e bionda moglie, ma oggi è giovedì, e il giovedì la moglie non può proprio occuparsi della famiglia. La moglie di Kevin tutti i giovedì ha appuntamento con l’estetista, ci passa tutto il giorno, Kevin non ha mai capito però perché la moglie si depili prima di andare dall’estetista, o forse lo ha capito ma non gli importa. La sua vita và bene così, senza troppe complicazioni. Kevin è felice.
Kevin bacia sulla fronte la bambina e poi la guarda correre verso la scuola, dalle pinguine ammaestrate. Kevin è convinto che quella sia la scelta migliore per sua figlia. Kevin mette in moto il suo dodicimila turbo e si avvia verso il lavoro, la bimba di Kevin  saluta Kevin con la manina, si volta verso la scuola e inizia a piangere.
Kevin fa l’avvocato penalista, in questo periodo le cose vanno straordinariamente bene perché il suo studio legale ha acquisito la difesa di una coppia di coniugi che ha sterminato una famiglia di vicini  di casa. Kevin è felice di aver ottenuto questo importante caso. Il caso è ben pubblicizzato da tutti i media e questo darà una straordinaria visibilità al suo studio. Kevin pensa già agli introiti che gli porterà questa causa, Kevin  pensa di comprarsi una villa in campagna con gli utili derivanti da tutta quella pubblicità gratuita. Questo pensiero rende felice Kevin.
Kevin nel pomeriggio ha un appuntamento, lo ha sempre il Giovedì, lui lavora duro, è un lavoratore instancabile e si spacca la schiena 12 ore al giorno per il bene della sua famiglia. Kevin ha diritto a una distrazione, la distrazione del Giovedì. La  distrazione di Kevin si chiama  Jolanda.  Jolanda è magnifica perchè fa stare bene Kevin, Jolanda rende felice Kevin, poco importa se ha 17 anni, viene dalla città di San Paolo e sul passaporto di fianco alla voce  nome c’è scritto Edoardo.
Kevin è tornato tardi anche stasera, la sua bimba dorme già, la colf gli ha preparato la cena e la moglie gli ha scritto un SMS in cui dice di cenare pure perché ritarderà un po’ poichè l’estetista deve finire il suo lavoro. 
Kevin mangia da solo, dà uno sguardo sfuggente ai canali per adulti di SKY, bacia sua figlia mentre dorme e và a letto.
Va a letto… stanco, ma felice.
 
 
Utente: Lavorini
Nome: Leonardo Lavorini
Il mio profilo?? naaa… vengo meglio da dietro!
 
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* si può fare un film su un lampredottaio? si può, anzi si deve…
 
mercoledì, 24 maggio 2006 | in : ab qualcosa
 

The tripparist

 
The Tripparist.
 
Keano Reeves è “The Tripparist”.
In un futuro prossimo e sconvolgente in una New York infestata di spacciatori di Malox, un eroe semplice  tenta di far emergere l’umanità dal baratro oscuro dei pasti a base di pillole di Happy Meal.  Con il suo banchino di lampredotto e centopelli, dietro  una salsa verde e una di peperoncino si cela il profeta della gastroribellione. The tripparist !!! Fra un pane bagnato e l’atro, si batte per  diffondere il Verbo del pasto a misura d’uomo, ma un  personaggio malvagio, senza scrupoli , e senza registratore di cassa, affiliato alla setta “ bilancio creativo”  tenta di sgominare il nostro eroe, a colpi di offerte speciali e di improbabili tre per due.
Stefano Accorsi è il malvagio “Parmy-San” giapponese di origine romagnola mistificatore dei gusti del belpaese, ninja esperto di arti marziali come il lancio dei micidiali mac toast rotanti. A fianco a lui “ Nasanaka-Kata” cultore del bifidus acti regularis e della crusca che ammorba i nemici con pestilenziali deiezioni.
Il malvagio Parmy-San ha catturato “sexy papilla” bella e conturbante eroina che combatte a fianco di  ” The tripparist ” con il nome di “Trippany”, riuscirà il nostro eroe a liberarla?
Dal primo giugno nei cinema, niente sarà più come prima. THE TRIPPARIST, the movie ! A cento fortunati spettatori estratti a caso durante la serata di gala in anteprima andranno in premio 15 (?) kit promozionali del merchandaising del film comprensivi di: salviette al limone con il logo “ The tripparist” in oro zecchino, bavagli per lui e per lei in spugna unta del brodo di lampredotto usato durante la lavorazione del film, 2 stuzzicadenti ricavati ognuno da una sequoia sintetica secolare, e una bottiglietta mignon de “ l’Amaro del carabiniere”.
Buona digestione a tutti.
 
Scritto a quattro mani e dù piedi da : Littlelombards & Lavorini.
L&Lsd production.
 
Lavorini @