* se della prima sfilata di bassa moda (Emerson la prima occupazione) organizzata dalle Officine Cinematografiche e Partito Groucho Marxista d’Italia – portavo una tuba nera di seta, parrucca giallo canarino, trench giallo con cinquanta spillette, gonna nera a pois bianchi e pinne da sub – esistono solo poche foto in bianco e nero su carta e qualche testo dattiloscritto era il 1991 [modello sado-naso, Rocco Marocco, Armadi, Va…lentino, ecc.], del secondo esiste una documentazione migliore, ma sono stati momenti fantastici… in attesa del terzo evento il 30 gennaio 2011
ululato da Pralina alle ore 03:53 martedì, 23 gennaio 2007
Io non so che si può scrivere alle 4 e mezzo del mattino, ubriaca persa come sono tornata a casa, ubriaca no, diciamo come sono ora, che non essendo abituata a bere (non più) ed essendomi ci vi si mi si, scolata vino e cocktails in una quantità superiore al dovuto… e la colpa è anche di sifossifoco con il quale ho avuto un incontro molto bello nel cesso (adesso detta così può far galoppare le fantasie di quelli che in rete ci vanno per fare una certa pratica autoconsolatoria) del Centro Popolare Autogestito mentre mi aggiustavo il rimmel e che per prima cosa mi ha detto “Ma guarda che bella fica” una roba fiorentina che significa più o meno tutto e nulla ma che può fare anche piacere specialmente a una certa età, e che anche lui mi ha offerto da bere…
beh, non è stato un riconforto morale sentire gli uccellini tornando a casa con Giò, l’aria è troppo mite per gennaio e io sono preoccupata per l’effetto serra: temo che saremo costretti a mangiare fragole e asparagi tutto l’anno. Scusate, ora magari dal mio aspetto non sembra, ma devo ancora smaltire i postumi, e allora faccio un post… tanto sono sicura che mi volete bene lo stesso e che non mi sgriderete per questo. Posso fare un rutto? Il defilé di bassa moda è andato così bene che non avrei mai cruto (termine nuovo di pacca, melangiato col fransé). Cosa dire della sfilata? E’ andata veramente bene, c’era tanta gente nella sala del cinema, tanta che forse non c’è nemmeno alle presentazioni di un grande scrittore che forse si fa vestire da Rocco D’Abbiocco, da Tony Merdace non so. Anche per merito di Freddie Villarosa e Roberta WJMeatball. Ma soprattutto ci siamo divertiti. E questa è l’unica cosa che conta. Appena posso metto le foto e i testi. Buona alba a tutt*!
Due bei resoconti della soirée sui blogghi di sifossifoco e Tirabaralla.
ululato da Pralina alle ore 19:45 mercoledì, 24 gennaio 2007
Foto della sfilata di bassa moda testi e presentazione di Pralina Tuttifrutti * 22 gennaio CPA Firenze sud
(post in allestimento… nella foto sotto, Brugola Rossa e il suo cappello magico di Brandamaglia)
Rocco D’Abbiocco… Lo stilista scopre la persona che dorme, questa metafora della Bella addormentata di città, sempre alle prese con il tempo che manca, ma come si fa (come sifossifoco nella foto con una nostra amica) a essere sempre a posto quando si fa colazione coi biscotti transgenici del Mulino Bianco, quando ci sono i bambini da portare all’asilo, c’è la droga da spacciare ai giardinetti adiacenti, la nonna da rinchiudere, il lavoro in ufficio, la cena passata nel traffico cittadino, il dopocena col gruppo d’acquisto, la notte trascorsa davanti a Sky a farsi le seghe… allora lo stilista che è il più furbo di tutti inventa un nuovo modo per conciliare questi diversi momenti et voila Rocco D’Abbiocco, si indossa una volta sola e non si cambia mai. Rocco D’Abbiocco è un elegante mix di eleganza e perversione, le righe snèllono (snelliscono non mi piace), quindi si può portare anche la taglia 46 a patto che si faccia outing sui blog e si confessi di essere dei ciccioni. Rocco D’Abbiocco è un nuovo modo per sentirsi bene col proprio corpo senza andare in palestra, per sentirsi bene coi propri panni e farsi sentire agli altri, senza quegli inutili e costosi deodoranti, che rovinano la fragranza degli slip portati due mesi, Rocco D’Abbiocco è una vera rivoluzione per chi ama stare comodo senza rinunciare al disgusto di sé stesso e degli altri.
Enrico Co-Co-Co… Lo stilista scopre che esiste il precariato e si diverte a giocarci sopra, facendosi beffe dei co-co-co, che verranno gettati via dopo il termine del contratto… quale modo più gioioso per rappresentare il lavoratore odierno, sempre alle prese con uno stipendio da fame, con questa moderna schiavitù che è il lavoro contemporaneo… interanale non so… comunque… quale modo più gioioso per simboleggiare lo stato d’animo dei lavoratori dei call-center o di tutte quelle altre gioiose galere nelle quali i lavoratori per un pezzo di pane secco sono costretti a remare anche in quei giorni… lavoratori, gioiosi buffoni, io me ne infischio di voi, dice lo stilista, io abito a Beverly Hills e mi pulisco il culo nella carta igienica di seta… lavoratori = schiavi, ecco il concetto; e la rappresentazione della precarietà, di questo sentirsi spazzatura, sta in questi splendidi modelli di una semplicità disarmante, notare il taglio genuino e la mancanza di maniche, un colpo di genio dello stilista per ribadire l’impotenza degli schiavi… signori, Enrico Co-co-co! un modello che da solo copre lo stipendio di un precario!
…à suivre!
ululato da Pralina alle ore 19:48 venerdì, 26 gennaio 2007
(2 – continua Foto della sfilata di bassa moda testi e presentazione di Pralina Tuttifrutti * 22 gennaio CPA Firenze sud)
Modello Autunno-Autunno… by Tirabaralla… Signori, un modello che non può mancare nella nostra collezione da ottobre in poi, ammirate questa magnifica gonna fatta di vellutino in croste, un tripudio di colori che non se ne vedono nemmeno nel New England, un tipo di topa fantastica che prende spunto dalla volontà del nostro stilista di erigere un monumento vivente alle 4 stagioni… signori, lo stilista quest’anno la vuole così… tenera, vellutata, cremosa, con pezzi di foglie e frutta intera dentro, non trattata con anticristogamici, completamente priva di additivi, di nitriti… una donna tutta nature… colori di autunno, anche nella versione autunno caldo (con l’accendino).
Ragazza Tam-Pon… Lo stilista oggi dice che vanno di moda le mestruazioni, questo ciclo archetipo femminile di 28 giorni come febbraio il carnevale, una gioiosa cascata di assorbenti per signora, retti da uno zampillo di skotch… ecco il colpo di genio dello stilista, che un bel giorno si alza dal letto con l’idea che si è fatto della donna, una donna mestruata 365 giorni l’anno, sempre alle prese con tutto ciò che riguarda l’ufficio e la droga da spacciare ai giardinetti e tutto quello che sappiamo, ma consapevole della sua piccola fontana di sangue, della sua cascatella di globuli, della sua perdita di sali minerali… una donna che quest’anno sarà sempre mestruata, così dice lo stilista e noi ci crediamo… perché io, dice lo stilista, non sono feconda a nessuno!… un applauso, signori, per la ragazza tam-pon.
…a suivre!…
ululato da Pralina alle ore 09:22 martedì, 30 gennaio 2007
In attesa di postare altre foto della sfilata di bassa moda, vorrei fare alcune considerazioni sulla bassa moda e su quanto sia importante sostenerla.
Alla maggior parte dei lettori di questo blog magari della bassa moda non gliene frega nulla, preferiscono quando si parla di pippe (ne riparleremo, abbiate pazienza), comunemente si pensa che gli stilisti non abbiano alcuna influenza sul nostro abbigliamento, soltanto perché non indossiamo capi firmati tipo Yves-Sad Laurent e il suo modello Sado Naso, Aspra e Lontana eccetera eccetera.
Invece no, quei capi indossati dalle stampellone ce li ripropongono, in versione povera. Un anno andranno di moda i pantaloni a sbuffo o a pinocchietto anziché a zampa di elefante, quell’altro andranno di moda gli strass e le paillettes sulle mutande. Nulla di male in questo, si sa che lo stilista è capriccioso e lunatico, ma anche privo di idee perché no, magari è stato in vacanza a Napoli e ha visto una tipa bellissima in un centro sociale con i calzettoni enormi portati dentro gli zoccoli ortopedici e ce li ripropone come roba sua (esempio tratto dal saggio Détourna a Surriento di Guy Debord), tanto ormai lo sappiamo che gli stilisti e il mondo della moda saccheggiano a piene mani l’immaginario alternativo giovanile… il problema è il riadattamento sui nostri corpi e sulle nostre misure.
Insomma, non esiste una moda che non significhi omologazione dei corpi e delle misure.
La classica donna “burrosa” come me con una quinta di tette verrà guardata parecchio dagli uomini, osannata sui blog ma penalizzata al mercato, oltreché umiliata continuamente (vabbè umiliata è un termine grosso, diciamo ridicolizzata che forse rende l’idea) quando va a comperare un semplice paio di jeans, perché va di moda la vita bassa. La vita bassa… e se io ce l’ho alta la vita? Così sarò costretta a comprare un paio di pantaloni con due gambe lunghissime, perché corrispondono alla mia misura, ma sarò anche costretta ad accorciargli le gambe, perché io ce le ho molto armoniose e diritte ma non ce le ho così lunghe, sono una vikinga bonsai.
Una volta, negli anni 80, insieme agli abiti senza scollatura perché allo stilista la donna piaceva macha e manager, andavano di moda quelle maglie oscene con le spalline rinforzate, per fare le spalle larghissime, che andavano abbinate en pendant con quei fantastici orecchini di plastica triangolari a motivi geometrici e con superbe pettinature alla Star Trek… io siccome le spalle ce le ho già larghe di mio, per non passare per una giocatrice di rugby in acido lisergico, dovevo togliere le spalline per farne dei puntaspilli per il cucito.
Io mi sono sempre rifiutata di passare per una “signora taglie forti” perché questa definizione mi fa cagare e poi il mio carattere si rifiuta di indossare tende a fiori o nere o marron tristesse per nascondere le mie forme, io le forme ce le ho, sono belle (anche le calze a righe orizzontali, me le posso permettere, TIE’) e non vedo perché dovrei nasconderle o camuffarle con il tendame da circo o con una parure da vedova nera. Ma anche perché non trovo giusto che la “taglia forte” costi più di una taglia, come definirla a questo punto, debole.
Insomma con la moda non ci si può permettere di andare oltre una 44, di essere troppo alti o troppo robusti, o troppo bassi, o di non avere le tette, perché non c’è un cazzo di abiti fatti con un minimo di garbo, un po’ sfasati per slanciare un pochettino, e con appena qualche centimetro in più, non dico trenta, basterebbe soltanto dieci, o quindici, spesso, per entrarci benissimo.
Invece no, le gonne sono orrende, un vestitino semplice a tinta unita senza la scritta “Las Vegas” non si trova, le maniche te le fanno a sbuffo, tronche, con il finale a sorpresa (tipo confezione natalizia) o con dei nastri che per lavare i piatti ti devi togliere tutto il vestito. Si capisce di qui tutta la misoginia dello stilista.
A parte la stronzata di mettere paillettes dappertutto, e va bene, uno dice, va di moda la moda zingara, ma perchè io mi devo escoriare la pelle tutte le volte che indosso una di queste maglie? non sarebbe meglio che la moda zingara me la faccio da me quando vado a pescare nei sacchi della Caritas? e le piume come si lavano? e le rosellone si devono togliere per non farle sfiorire in lavatrice? e la scritta “Happy California” sul culo, può rinforzare l’autostima di una ragazza? e i pantaloni strappati, scoloriti, sgualciti e rovinati, perché costano più cari? e nelle punte delle scarpe a punta, come si fa a farci entrare un bel paio di calzettoni di lana?
E per fare tutti quei deliziosi inserti di pelliccetta che danno un tocco trendy a colli e maniche, ma anche a scarpe e stivaletti che poi ci rivendono come “wild cat” e selvaggeria varia non bene identificata, hanno sterminato brutalmente migliaia di cani e gatti randagi, lo sapevate?
E poi, diciamolo, da quando non esistono le mezze stagioni, anche per merito dei cinesi padroni del tessile che sono piccoli e stretti, le misure si sono abbassate. La 48 una volta era una 48, adesso è quasi una 44.
Insomma, se c’è qualcuno del mondo della moda che legge questo blog, io vi fanculizzo a dovere, e poi se ancora non siete contenti di essere mandati a fanculo, vi ci mando ancora, perché di già la gente ha poco gusto in genere, voi contribuite ad esasperare lo scempio, e in più, impedite a persone normali e con un minimo di gusto, come me, come tantissime donne normali, a vestirsi decentemente senza dover andare per forza in sartoria o tentare la fortuna in qualche mercatino dell’usato tedesco. Dove stranamente (malgrado che in Italia ci si reputi il paese del buongusto mentre si disprezzano i cugini d’oltralpe per il loro vestire) si trovano ancora delle cose normali (per normali intendo non falsamente trasgressive).
ululato da Pralina alle ore 11:50 mercoledì, 07 febbraio 2007
Sotto, ancora una fantastica creazione di bassa moda… lo Stilista scopre le donne ma colorate, fasciate di protagonismo, essenziali nei loro discorsi… donne che vivono in città ma che non rinunciano a rivelarsi e, bah… signori, è un gran privilegio e non capita tutti i giorni… donne con le gonadi… quest’anno signori le donne vanno così, vanno come gli pare, a spaccare le vetrine di MacDonald’s anziché quelle di Prada, perché signori oggi la donna bada alle cose essenziali, non è più attaccata come un geco al capo firmato ma bada ai soldi che le mancano alla terza settimana del mese… notate la bellezza degli accessori, con questi accessori non si può più fingere l’organza… un applauso alle Sorelle Offendi Offendi che hanno scippato queste borse in mattinata… grazie Sorelle Offendi Offendi per averci fatto sognare!
mercoledì, 24 gennaio 2007
Defilè
Resoconti della sfilata al CPA qui e qui.
Il mio ricordo è: tanto casino, gente che va-gente che viene, i miei amici che mi dicono che ho tantissima fantasia e che a loro certe cose nemmeno verrebbero in mente (sieeee), imbarazzo, gente che mi chiama “la stilista”, l’emozione di vedere persone diverse da me con addosso le cazzate che ho fatto io (la cosa più bella), la Prali che dice “questo l’ha fatto Tirabaralla” (ormai sono tutt’uno col mio nick…ahah), la mia mamma e la mia sorellina al cena al CPA, tutti gli amici che sono venuti a dare un’occhiata per supportarmi, il signore della BrandaMaglia che mi ha insegnato la tecnica di base mentre nel cinema scorreva il film, la Prali briaha che non è + abituata a bere e rideva a crepapelle e io non sapevo come saremmo andate avanti (Prali, t’ammazzo! ), le due Rite che sono state stra-carine e stra gentili e mi sono divertita un sacco con loro (smacksmack!!!), la Vale che è rimasta fino all’ultimo con me e mi sono seduta accanto a lei sprofondando nella poltroncina mentre i ragazzi sfilavano (graziegrazie!), il ragazzo troppo tenero che aveva paura di strapparmi la maglietta “Acida” perchè gli andava piccola…
Una riflessione a freddo, invece, è che…incredibile! Pur parlando di vestiti e cappelli e orpelli…non si guardava alla “ficaggine” e “fichettaggine” della gente, ognuno era ganzo a modo suo o spiacevole-piacevole per i suoi modi: questa è fantascienza in una serata mondanissima del mondo “normale” (figurarsi nel mondo della moda), dove devi essere figo (con la “g”, alla milanèse”), bello (di che bellezza stiamo parlando? quanta plastica hai dentro? quante lampade cancerogene ti sei fatto nell’ultimo mese?) e tirartela sempre e comunque (che vomito).
Grazie Prali per aver organizzato sta cosa, e per averla portata comunque in fondo con un successone; per me che sono timidissima è stato un evento stare un po’ “nel centro del ciclone”… ora mi devo riposare dai contatti umani per una settimana! ahah
* sotto, la presentatrice in carne e oss… in carne